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«... Altre strade egli apre sul solco profondo tracciato per la prima volta da quella che fu la cosiddetta poesia parlata dei primi del Novecento di cui il Marinetti fece manifesto. In Un'altra primavera ritrovo un verso pensato e detto secondo nuove ed inaspettate coordinate: un verso che ha vocalità nuova da cui prende corpo un fisicità invadente la parola stessa che miracolosamente rimane lirica come rivelazione di una poesia che articola il l'ingaggio in polifonia, secondo un magistrale montaggio tra voce e punti di vista che non chiedono altro che essere detti sia precisamente che esattamente...». (Dalla prefazione di Maria Pia De Martino)